Invece nella narrazione non c'è traccia del controverso personaggio di Margharet Thatcher, non c'è traccia del suo sarcasmo, del suo essere così stronza e al contempo così simpatica; si accenna alla
poll tax (la
Community Charge, tassa che ogni cittadino avrebbe dovuto pagare sol perché residente in Inghilterra, indipendentemente da reddito o patrimonio), ma non si mette in ballo l'orgoglio
typical english di chi ha ritenuto l'introduzione di questo tributo un movimento naturale e giusto. La macchina da presa si muove appena tra le mura degli interni delle varie abitazioni e il riconoscibile interno della House of Parliament, ma non si concede una panoramica, ma che dico panoramica, non un Big Ben, non un Tower Bridge, non una cazzo di cabina telefonica. Non si lamenta solo una straniante assenza di ambientazione, ma anche una inspiegabile assenza di contestualizzazione sociale: nessuna traccia di quelli che sono stati i movimenti, i film e le canzoni di rivolta contro la sua amministrazione (Boy George le dedicò la orrenda
No Clause 28 nel 1988, ad esempio, ma spararci
Anarchy in the U.K. dei Sex Pistols sarebbe stato davvero
cool). E invece no, la sceneggiatura di
Abi Morgan (
Shame) si limita a raccontarci la storia di questa vecchiella sciabattante e rincoglionita che parla con il marito morto.